da I miti del nostro tempo –

Ovunque è stabilito che è riprovevole essere coinvolti in una relazione omosessuale [letteralmente: “soddisfare gli amanti, charízesthai erastaîs”]. E ciò è dovuto a difetto dei legislatori, al dispotismo da parte dei governanti, a viltà da parte dei governati.
A partire da queste considerazioni Platone lega l’accettazione dell’omosessualità alla democrazia. Ho citato l’espressione greca perché il termine “omosessualità” non esisteva nella Grecia antica e neppure nell’antica Roma, nonostante altri termini per atti e preferenze sessuali molto meno marcati e distintivi della dicotomia, così ovvia per l’età moderna, tra omosessuale ed eterosessuale abbiano origini greco-latine…
… Lo stesso motivo ritorna nella letteratura islamica sufi dove la relazione omosessuale è assunta come metafora della relazione spirituale tra uomo e Dio…
… Le gerarchie ecclesiastiche fino al Concilio del 1179 non consideravano l’omosessualità un problema che meritasse una discussione…
… Fino al XII secolo la teologia morale trattò l’omosessualità, nel caso peggiore, alla stregua della fornicazione eterosessuale senza pronunciarsi con un’esplicita condanna. Fu con le Crociate del XIII e XIV secolo contro i non cristiani che prese avvio, come sempre capita in ogni “scontro di civiltà”, un clima di intolleranza, non solo contro i musulmani, ma anche contro gli eretici e gli ebrei espulsi da molte aree d’Europa…
… Alle Crociate seguì l’Inquisizione per stroncare magia e stregoneria, quando non anche scienza e filosofia. E in questo clima d’intolleranza verso le deviazioni dalla norma della maggioranza cristiana, che si faceva sempre più rigida, furono coinvolti anche gli omosessuali e perseguitati come gli eretici e gli ebrei. Ma il colpo di grazia, nella forma della condanna definitiva dell’omosessualità, giunse nell’Ottocento con il nascere della medicina scientifica che, con il suo sguardo puntato esclusivamente sull’anatomia, la fisiologia e la patologia dei corpi, ha stabilito che, siccome gli organi sessuali sono deputati alla riproduzione che è possibile solo tra maschio e femmina, ogni espressione sessuale al di fuori di questo registro è patologica. Fu così che l’omosessualità da “peccato” divenne “malattia”, e alla psicoanalisi nata dalla cultura medica, dopo aver indicato nell’Edipo il giusto “verso” dello sviluppo psichico, non rimase che rubricare l’omosessualità tra le “per-versioni”. Riconobbe che l’ambivalenza sessuale, l’attività e la passività sono prerogative di ogni soggetto, ma dopo il riconoscimento non esitò, dopo aver coniato il nome, a collocare l’omosessualità nel mancato sviluppo psichico. Non più un “vizio” come per la religione, ma una “devianza”.
Quando poi la storia prese a trescare con i deliri della razza pura…